Al Solstizio d’Inverno abbiamo celebrato la rinascita del Sole Invitto, ma la sua Luce non si è manifestata in modo trionfale, come avremmo ingenuamente voluto. I suoi progressi erano flebili ed impercettibili ed intanto il Drago ed il Serpente ne ostacolavano l’azione: invece del Calore cresceva il Gelo e la Natura appassita, invece di riprendere vigore, avvizziva e moriva.
Così succede ad ognuno di noi, quando la scintilla della Consapevolezza e dell’Illuminazione si accende nei nostri Cuori: ci aspettiamo gioia, serenità e felicità, ed invece siamo presi dal turbamento e dallo sconforto; più ci impegniamo nel cammino e più il senso di vuoto e morte progredisce. Possiamo anche pensare di esserci ingannati, che non avremmo dovuto impegnarci in un cammino troppo arduo per le nostre povere forze, che la nostra Luce interiore fosse debole e le nostre incompiutezze ormai troppo radicate.
“Quid timidi estis, modicae fidei? Perché avete paura, uomini di poca fede?”
Il Sole Invitto non si manifesta con folgori e tuoni, ma dolcemente e lentamente si fa strada ed adesso, finalmente, ne vediamo la potenza: le Tenebre si ritraggono, il Gelo si stempera e la Natura riprende nuovamente vigore.
Carissimi Fratres e Sorores, celebriamo oggi il giorno in cui la Luce torna a prevalere, il Calore a manifestarsi e la Natura a rifiorire e così anche nei nostri Cuori possa la Nigredo avere termine e, fra lo sfavillio della Cauda Pavonis, sorgere finalmente l’immacolato candore dell’Albedo.
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