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  • Immagine del redattoreSocietas Italica Rosae+Crucis

La mia Albedo



Per quanto ardua possa apparire la descrizione, e, quindi, la manifestazione a parole, del proprio “cammino” spirituale ardentemente rivolto alla scoperta della Pietra Filosofale, preminente –a dispetto della suddetta difficoltà- si erge il mio desiderio di condividere col Gran Maestro, nonché con i miei fratelli e sorella, le tappe, i passaggi, i colori, le vibrazioni del mio lento incedere verso il compimento della desiderata trasmutazione alchemica, in vista della Grande Opera.


Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. – Inferno XXVI, 118-120 – Dante Alighieri

Mentirei se non dessi contezza del fatto che la mia Opera al bianco risente ancora, purtroppo, dell’orrido composto scaturito dalla mia Nigredo, regalandomi, qualche volta, la sensazione di riprecipitare nel caos; tuttavia, a dispetto del disagio e del naturale disorientamentocagionati dal non gradito riaffiorare di sprazzi “al nero”, costantemente mi accompagna la fedele consapevolezza che la vecchia massa informe, resa putrida in seno alla mia Nigredo, non oserà sottrarsi al processo di purificazione e distillazione, per essere, poi, successivamente sublimata.


Per questo mio intenso sentire, sospetto di dover senz’altro ringraziare Venere (simbolo dell’Albedo a livello planetario), la quale puntualmente mi annuncia il mattino e, dunque, la fine delle tenebre, supportando il mio procedere con autorevole dolcezza. Ed è nel mio incedere nell’alba che percepisco i miei mutamenti a livello psichico. Così come quella massa informe viene alchemicamente distillata, allo stesso modo io cesso di giudicarmi e, quasi astraendomi dal dialogo interiore, comincio ad osservarmi asetticamente, assumendo una piena consapevolezza di me e quasi disgiungendomi dal mio inconscio.

Eccole le mie emozioni, le vedo, le tocco... ma la mia asettica osservanza di me stessa mi consente di osservarle in maniera distaccata ed obiettiva e quell’ombra che ho precedentemente incontrato nella Nigredo viene gradualmente inglobata nella personalità, mentre la mia anima si libera dai mille condizionamenti mondani, familiari e sociali.


Ecco, dunque, la mia Albedo. Grazie a una più alta consapevolezza di me, riesco quasi a percepire il metaforico liberarsi della mia anima dalle zavorre della corporeità e, in piena osservanza dell’ alchemico “solve et coagula”, vedo quella materia disciolta durante la Nigredo ricomporsi in una sintesi superiore di ben altra valenza.


Nel quotidiano, con piena consapevolezza, ho lasciato andare tante cose che improvvisamente mi sono apparse obsolete e pesanti e ho sentito nascere nuove intuizioni, nuove visioni che percepisco molto vicine alla mia natura. Sento profondamente il desiderio di sana solitudine, momenti in cui metto a fuoco momenti e pensieri di empatia, comprensione e amore.


Nel corso della mia Albedo percepisco l’accadimento quasi paradossale di un miracolo: l’incontro con la mia ombra non mi nuoce e non mi fa più male, piuttosto dialogo con lei senza alcun pregiudizio o timore e ciò mi consente di scoprire le mie aspirazioni mentre le vibrazioni si fanno più alte.


Infine, ma lungi dal poter essere, con ciò dicendo, esaustiva, sento che non sono sola: una frequente ed apparentemente “casuale” sincronicità mi regala la inequivocabile sensazione che durante il viaggio io possa godere del supporto e della guida dei Maestri passati, del sostegno dei quali spero di essere sempre degna.

– Una Soror della SIR+C

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