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  • Immagine del redattoreSocietas Italica Rosae+Crucis

L’Immortale Nascita e il Ritorno all’Inizio


In passato avevo già vissuto una piccola esperienza iniziatica, ma ero più giovane e l’ho vissuta in modo diverso.

In seguito ho potuto bussare al tempio Rosa+Croce per ricevere l’iniziazione al grado di Zelator. Quando sono arrivato nel luogo stabilito, ho provato una sensazione di calma e di felicità. Mi sono stati presentati quelli che sarebbero poi diventati i miei Fratelli e Sorelle, ho visto i loro volti sorridenti ed ho percepito in loro uno stato simile al mio. Giunto alla soglia del tempio, però, questa calma si è trasfo- mata in una sensazione che non so definire, ma che potrei provare a descrivere come inquietudine.

Dal momento in cui il “Guardiano della soglia” mi ha posto la benda sugli occhi, diventando il mio portavoce, mi sono reso conto di possedere un senso in più che non conoscevo, che mi faceva intuire ciò che mi circondava in modo diverso dal consueto. L’essere bendato ha escluso completamente il mondo esterno, la percezione dei sensi e, procedendo nella cerimonia, una sensazione di calore mi ha pervaso. Da quel momento mi sono sentito smarrito.

Questo smarrimento che ho provato, viene descritto chiaramente dalla mia guida, che sembra essere la mia coscienza e che rispecchia quello che io sento: “Sono paralizzato dalla Paura che come acuminati chiodi mi trafiggono le mani e i piedi, sono congelato

dall’Odio, che pesa sul cuore come un macigno di ghiaccio, sono tormentato dal Dubbio, che come una corona di spine mi trafigge la mente! Vi imploro solo di esser ricevuto!”.

E sono stato ricevuto.

La frase che tutt’ora mi colpisce di più nel Rituale è “L’Immortale Nascita e il Ritorno all’Inizio”. Che è la sintesi di tutto il percorso.

Questa frase mi ha portato alla mente la mitologia della Fenice, che rappresenta simbolicamente il mito dell’immortalità e quello della rinascita.

L’immortalità, cioè la Vita con durata eterna, legata al cambiamento, al movimento, al rinnovamento del soggetto che continuamente rinasce con periodicità. La Fenice è un simbolo del tempo “circolare”, in contrapposizione con quello “lineare”, tipico della società moderna.

Il mito della Fenice è inerente alla qualità divina del genere umano, ossia alla sua innata capacità di sopravvivere a se stesso. La ciclicità della creazione, per esempio le stagioni, il giorno e la notte, rappresenta per un iniziato un’opportunità per evolvere e mettere fine alla ciclicità della morte e della rinascita. L’immortalità deve essere il raggiungimento di una “consapevolezza”, di una “maturazione” sempre più profonda, più evoluta. Senza questa evoluzione interiore, la Fenice rimane prigioniera di se stessa. Il nome della Fenice deriva dalla parola greca phoenix che vuol dire rosso, colore che metaforicamente evoca il fuoco creatore capace di dissolvere le tenebre della notte simboleggianti la condizione della morte, del peccato, dell’anima liberata dalla natura umana che l’opprime.

Secondo un mito egizio, la Fenice risorgeva dalle ceneri della sua pira ogni cinquecento anni e tale leggendaria immagine di longevità ed immortalità costituì, durante il Medioevo, un parallelo con l’immortalità e la resurrezione di Cristo dal Santo Sepolcro. La leggenda ci racconta che la Fenice si fabbricava un nido con ramoscelli di piante aromatiche, giunta a tardissima età, si uccideva sopra un rogo di legni odorosi per poi risorgere dalle proprie ceneri, più pura e più bella.

La Fenice rappresenta la fase finale del processo alchemico. Questo simbolo ha il significato della spiritualizzazione completa, della rinascita della personalità, che si ottiene bruciando le scorie dei metalli vili attraverso il fuoco ardente dello zelo per rinascere quindi dalle proprie ceneri.


Un Frater della SIR+C

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