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Ad Rosam per Crucem ad Crucem per Rosam



AD ROSAM PER CRUCEM AD CRUCEM PER ROSAM


Quale e quanta straordinaria valenza è racchiusa in queste parole…


Quali, pur semplici –e per questo assai preziosi- segreti rivela la “divisa” dei Rosacroce…

Una divisa, un motto, uno stendardo…


In qualunque modo preferiamo definirlo esso secreta in sé il Cammino ed il Fine a cui il divino uomo è chiamato.


Bellissimo, secondo il mio sentire, il parallelo –o, meglio dire, l’identificazione- operati da Jean Delville, pittore, scrittore, che durante gli anni ’90 del 1800, in ambito artistico, fu simbolista e il principale esponente del movimento idealista belga, uno dei fondatori della Società Teosofica in Belgio dal 1911 al 1913.


Delville ritenne che l’Arte, nella sua forma materiale di oggetto fisico reale, avrebbe dovuto essere l’espressione dell’Ideale o spirituale, fondata sul principio della Bellezza Ideale. Chi avesse contemplato opere in cui fosse stata manifesta la Bellezza Ideale, sarebbe venuto a contatto indirettamente, attraverso il tramite, con una dimensione spirituale in grado di iniziarlo alla trasfigurazione.


Principio, questo, profondamente condiviso ed esaltato da Joseph Aimé Péladan, detto Joséphin Péladan, scrittore, pittore ed esoterista francese, fondatore nel 1890 del movimento religioso culturale noto come Rosa + Croce Cattolica del Tempio e del Graal, secondo cui il motto dell’Ordine “ad rosam per crucem, ad crucem per rosam” esortava l’arte a riacquistare il senso dell’ideale e la chiesa il senso della bellezza; la civiltà occidentale sarebbe stata altrimenti destinata a morire.



E proprio nell’Angelo dello splendore, 189 olio su tela, che Delville rappresenta l’evoluzione spirituale dell’anima.


Il regno della materia è simboleggiato dai serpenti e dalle rose spinose in basso a destra della tela.


La figura maschile, che tende le braccia verso l’alto e ha gli occhi rivolti al cielo, appartiene nella parte inferiore del corpo al regno materiale, mentre la parte superiore è avvolta dalla luce delle pieghe fluide e velate dell’angelo femminile e incorporeo a cui tende.


Molto al di sotto dei due corpi si stende un fitto paesaggio di cime appuntite e frastagliate di colore viola e oro che sorgono da un mare blu brillante.


Cosa vuol dire, dunque, “ad rosam per crucem, ad crucem per rosam” per coloro che desiderano mettersi alla ricerca dell’Oro dello Spirito?


AD ROSAM PER CRUCEM

Attraverso la Croce dobbiamo raggiungere la Rosa.

Il percorso che dobbiam seguire per raggiungere la nostra anima, passa necessariamente attraverso il nostro corpo.

La Croce è il corpo o la materia.

Attraverso la materia, come veicolo e contenitore, la nostra coscienza spirituale si evolve e si realizza, ma, allo stesso modo, la materia viene trasmutata ed edificata attraverso lo sviluppo e l'evoluzione di questa luce all'interno.

La Rosa al centro della Croce rappresenta la coscienza superiore dell'uomo, che si svolge mentre viene crocifisso nel suo corpo e subito la Croce mi ricorda il Palo a cui è arrotolato il serpente, elemento trasmutante di Fuoco, dalle cui fiamme traggono origine le energie sottili rigenerative, foriere di purificazione e trasmutazione.

Ecco, dunque, la valenza straordinaria del Fuoco!

I N R I Ignis Natura Renovatur Integra

Il Fuoco divino che purifica, rinnova la natura, mondandola da ciò che divino non è, e ristabilendo eguaglianza sostanziale, fra la fonte e la manifestazione.

Un fuoco che prende le mosse dal fisico, che divampa nella mente e che plasma l'anima, disgregando ogni grumo e macchia.

Il neofita, attraverso un cammino iniziatico di vita-morte-rinascita, che corrisponde alla visione sapienziale della ciclicità e della stagionalità della materia, tipica della dottrina dei Rosacroce, opera la trasmutazione di se stesso e l’iniziato, presa coscienza dell’importanza della Conoscenza, diventa un mago in grado di trasmutare la realtà fattuale che lo circonda.


Il fuoco è l’elemento principe per effettuare queste trasmutazioni, non per nulla gli alchimisti del rinascimento affermano: “Esso si cela dappertutto, abbraccia la Natura, produce, rinnova, divide e consuma. Il fuoco, che è principio della vita, è contemporaneamente la causa operante della sua distruzione e della sua trasformazione”. Nel catechismo rosacrociano il tetragramma I.N.R.I., posto dai romani sulla sommità della croce di Gesù significa Igne Natura Renovatur Integra, “col Fuoco la natura interamente si rinnova e ringiovanisce”.


Ecco, quindi, che, mentre l’uomo viene crocifisso nel suo corpo, la Rosa al centro della Croce rappresenta la sua coscienza superiore, la sua scintilla divina.

Durante lo scelto cammino verso la perfezione e la saggezza eterna, quindi, noi necessitiamo di tutte quelle esperienze della vita, attraverso le quali potremo prendere progressivamente coscienza fino a quando la nostra anima raggiungerà la sua pienezza.

Del resto, il nostro corpo è soggetto alle leggi della materia vivente. Tutto ciò che è vivo muore e spesso il nostro passaggio su questo piano materiale può essere difficile.

Alcune situazioni che abbiamo passato nella nostra vita terrena sono molto dolorose e, per raggiungere la saggezza degli Adepti, è necessario che “nelle fiamme” noi rimaniamo forti e siamo costanti nel bene.


Sappiamo bene che attraverso di esse raggiungeremo la Rosa.

Ma l’uomo è potenzialmente saggio e perfetto anche nella propria imperfezione e non può negare che, per quanto ardente sia il desiderio, a volte non è facile reagire con forza a determinate esperienze deputate alla nostra purificazione e alla nostra evoluzio

Non posso non ricordare a me stessa le volte in cui, in circostanze difficili, reagisco con rabbia, paura, disperazione… gli effetti nefasti che provo quando lascio spazio alle mie bassissime vibrazioni me li ricordo bene

Ma altrettanto bene comprendo che le circostanze difficili e i summenzionati effetti nefasti sono perfetti alleati e i miei migliori amici lungo il mio percorso purificatore ed evolutivo.


Dunque, se vogliamo vivere una vita in linea con la missione a cui siamo chiamati, per progredire nel nostro cammino verso la Rosa, dobbiamo accettare che la Croce svolga il proprio sacro compito e dare il meglio di noi stessi nelle circostanze più difficili.


Deve prevalere la verità sulla menzogna, la gentilezza sulla cattiveria, la luce sull'oscurità.

Mi sono chiesta se sono davvero capace di farlo…

Ed ogni volta vengo puntualmente avvertita che, a prescindere dalle tentazioni causate dalla mia ignoranza o dal mio dolore, devo sempre uscirne vincitrice, perché una sconfitta presuppone una pausa nel mio cammino verso la perfezione ed un ritardo nel far fiorire la Rosa sulla Croce.

Penso che un prezioso alleato, pronto a supportarci lungo il nostro passaggio attraverso la Croce, sia la Meditazione.

La Croce attraverso cui tendiamo alla Rosa ci ricorda costantemente come l’uomo debba ricostruirsi quei sensi sottili ora profondamente immersi nella materia e, per far ciò, necessiterà di una volontà inflessibile e di incessanti sforzi.

Mi piace molto il paragone con il minatore, il quale è chiamato ad ispezionare e perseverare.


Mi interrogo, però, sul modo in cui l'uomo carnale debba essere vinto.


Le indisposizioni del corpo fisico sono procurate dalla materialità e, mentre negarle è impossibile, legittima ed auspicabile appare la loro cura, poiché credo che esse chiedano di essere portati ai regni spirituali con mezzi legittimi.


Non invano nella "Cosmogonia dei Rosacroce" viene detto che: "siccome il corpo del desiderio e la mente non sono ancora ben organizzati, non possono essere utilizzati come veicoli separati di coscienza.


Il corpo vitale non può abbandonare il corpo fisico, in quanto vi sarebbe rischio di morte.


È quindi evidente che bisogna adottare alcune misure per procurarci un veicolo organizzato, che sia fluido e costruito in modo da assolvere le necessità dell'Ego nei mondi interni, come è il caso del corpo fisico nel mondo fisico.


E’ per questo che, sia pure faticosamente a causa di sempre impreviste e variabili contingenze, tento di imparare a concentrarmi, per acquisire un certo grado di controllo e padronanza dei miei pensieri e per imparare ad evitare che essi si disperdano.


Il secondo passo consiste nella meditazione, che, come sappiamo, consiste nel conservare un ideale davanti agli occhi dello spirito, un ideale da studiare in ogni senso fino a che, diventato una realtà, si sviluppa, e così lo spirito comincerà a percepire tutto quanto si riferisce a questo ideale evocato prima della concentrazione.


Abbiamo una missione da compiere, tendiamo a far fiorire la Rosa e, per questo, dobbiamo passare attraverso la croce, vivendo le nostre esperienze vitali.

Questo non significa che tutte le esperienze che dobbiamo affrontare siano dolorose e nemmeno che impariamo solo da esse.


Credo che l’adepto Rosacroce sia un essere umano che vive intensamente e che gode del bene, ma deve essere pronto a sperimentare tutto ciò che gli viene presentato e trarre benefici per il suo progresso spirituale.

Passare attraverso il fuoco della Croce vuol dire trovare il nostro centro, il nostro essere interiore, la nostra anima.


Per arrivare a questo stato non c'è una strada facile, nessuna scorciatoia.


O andiamo verso ciò che siamo, o stiamo perdendo tempo. Perché siamo chiamati perfettamente in modo inevitabile.


Quanto ci mettiamo a raggiungerla è compito nostro e, per il nostro bene, dovremmo concentrarci sull’importante.


AD CRUCEM PER ROSAM


La seconda parte della valuta indica che andiamo alla Croce perché il nostro desiderio ardente è quello di raggiungere la Rosa.

Ad Crucem per Rosam ci ordina di assumerci la responsabilità dell'importanza del nostro corpo, la nostra parte materiale, imprescindibile per raggiungere l'anima.


Senza il corpo e le sue esperienze il nostro progresso spirituale sarebbe impossibile, in quanto l'essere prende coscienza di se stesso attraverso l'evoluzione dell'universo materiale.

Il nostro corpo non è affatto superfluo, né dannoso e compenetrarsi nell’ordine Ad Crucem Per Rosam vuol dire aver raggiunto la convinzione che la nostra vita nel piano materiale abbia un grande valore, proprio perché ci dota delle esperienze necessarie affinché la nostra anima si risvegli alla realtà spirituale.

Ci viene detto ′′Andando alla Croce, elevando la materia, ci troviamo al centro, il luogo in cui fiorisce la Rosa ".

I piani di esistenza non sono compartimenti stagni, ma sono interconnessi tra loro e, proprio per questo, la nostra anima innalza il nostro corpo nella misura in cui lei si innalza.

Ciò che viviamo nel piano materiale è un riflesso di ciò che abbiamo nel piano spirituale.

Tutto ciò che lavoriamo e in cui avanziamo nel piano spirituale, avrà la sua diretta e palese manifestazione anche nel materiale.

Andando alla Croce per la Rosa, arrivo al centro, ad incontrare Antaia.


Una Soror della SIR+C

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