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Il Numero nella Tradizione


John Augustus Knapp "Pitagora"

EDN ICM PSSR +

AD ROSAM PER CRUCEM, AD CRUCEM PER ROSAM,

INRIS GEMMATUS RESURGAM NON NOBIS,

NON NOBIS DOMINE,

SED NOMINIS TUI GLORIAE SOLAE +


Il concetto di numero risale alla notte dei tempi. Esso non aveva solo la funzione di numerare delle quantità variabili, ma era anche ritenuto, presso molte scuole esoteriche, un collegamento e una manifestazione del Divino.


La tradizione risale, più precisamente, alla civiltà egizia ma non solo: ci sono testimonianze che esso fosse già in uso anche presso il popolo dei Maya.


Il sistema di numerazione egizio è un sistema di numerazione usato nell'antico Egitto. È un sistema numerico decimale, scritto sia con i geroglifici sia in ieratico. Visto che la maggior parte dei testi amministrativi e di contabilità erano scritti su papiro o su ostraka, piuttosto che essere incisi nella pietra (come accadeva per i testi geroglifici), la stragrande maggioranza dei testi che utilizzano il sistema di numerazione egizio sono in scrittura ieratica. Esempi di numeri scritti in ieratico possono essere trovati a partire dal periodo arcaico. I papiri di Abusir, dell'Antico Regno, sono un importante insieme di testi che utilizzano i numeri ieratici.


Si è pensato a lungo che la scrittura ieratica utilizzasse un diverso sistema di numerazione, disponendo di segni individuali per i numeri da 1 a 9, per le decine da 10 a 90, per le centinaia da 100 a 900, e per le migliaia da 1000 a 9000. Un numero molto grande come 9999 poteva pertanto essere scritto solo con 4 segni (combinando i segni che indicano 9000, 900, 90, e 9) invece che con 36 geroglifici.


La differenza però è più apparente che reale, visto che i cosiddetti "segni individuali" derivano in realtà dalle legature usate dagli scribi. Nei testi ieratici più antichi, i singoli segni sono scritti chiaramente, ma durante l'Antico Regno fu sviluppata una serie di scritture standardizzate per gruppi di segni contenenti più di un simbolo. A mano a mano che il sistema di scrittura ieratico si sviluppò nel tempo, questi gruppi di segni furono ulteriormente semplificati per velocizzare la scrittura; questo processo continuò anche nel demotico. Pertanto non è corretto parlare di questi gruppi di segni legati come di un diverso sistema di numerazione, come, allo stesso modo, sarebbe scorretto parlare di differenti sistemi ortografici comparando gruppi di segni legati nei testi letterari ieratici con testi geroglifici simili.


Due famosi papiri matematici che usano la scrittura ieratica sono il papiro di Mosca e il papiro di Rhind.


Molti filosofi greci, cosiddetti pre-socratici, ebbero fruttuosi contatti con la civiltà e la cultura egizia; fondarono scuole per tramandare e trasmettere le conoscenze da loro acquisite durante la loro permanenza in Egitto, scuole che si dividevano solitamente (se non sempre) fra due indirizzi: essoterico ed esoterico.


Coloro i quali frequentavano la scuola essoterica erano gli “auditori” mentre quelli che frequentavano l’esoterica erano detti gli “acusmatici”.


La scuola pitagorica era esattamente strutturata in tal modo. Secondo Pitagora il numero era sacro, inoltre prima di poter accedere come acusmatico era necessario un periodo di preparazione non inferiore ai tre anni. “Tutto è numero e il Cosmo e Dio ragionano in termini numerici”: questo era l’essenza del suo insegnamento.


Matematica deriva dal greco máthema, che significa scienza, conoscenza, apprendimento, da cui mathematikós (incline ad apprendere). La Matematica è considerata la scienza più pura; la sua particolarità è che non solo è connessa a tutto ciò che esiste (dalle relazioni tra corpi celesti ai processi di riproduzione animale, dal prezzo delle quotazioni in borsa alla struttura del linguaggio), ma anche a tutto ciò che possiamo immaginare che esista in ogni possibile realtà! Vi sono, infatti, dei concetti facilmente esprimibili matematicamente che non hanno una corrispondenza nella realtà ordinaria (dalle dimensioni superiori, alla reversibilità del tempo, ai numeri immaginari).


Nella visione esoterico-filosofica della Matematica la progressione dei numeri è l'espressione di un processo spirituale creativo o emanativo che va dallo Spirito alla materia; ogni numero, infatti, è emanazione del precedente e tutti i numeri derivano dall'Uno (con una radice occulta nello Zero). Il processo inverso è detto redentivo e va dall'esistenza materiale al ritorno all'Unità.


Da questa prospettiva i Numeri rappresentano i Principi Primi (Archetipi) dell'Universo, in essi è contenuta l'Essenza di tutte le cose e grazie alle loro proprietà e alle loro relazioni il Mondo Divino Noumenico viene riflesso sul mondo naturale fenomenico. E' dunque possibile affermare che nella Matematica Sacra sia custodito il segreto stesso dell'Universo e che il linguaggio dei Numeri, esprimibile anche sotto forma di Musica o di Geometria, sia per eccellenza il linguaggio universale.


L’insegnamento Rosacrociano non si distacca da questi concetti, anzi conserva e tramanda questi principi e questi valori.


Finché non farai del 4 il 3 e del 2 il 3 allora tu non sarai il Figlio che andiamo cercando… è necessario che tu possa comprendere che tra il 4 e il 12 passa il numero 3...

Questa frase ha una profonda valenza alchemica, sacra e cabalistica, nonché numerologica.


Proviamo ad affrontare gli ultimi due, poiché l’alchimia nel metodo Rosacrociano merita un capitolo a parte.


Il numero 2 deriva dalla somma 1+1=2, pertanto il numero 1 è il Fondamento del Tutto.

Prima del Tutto non vi era Nulla, esisteva solo l’increato, avvolto nelle tenebre del non-creato, l’origine occulta del Cosmo. Gli antichi cabalisti, matematici esoterici, dedussero che lo zero e la sua forma geometrica, la circonferenza, non andassero associate a una lettera del loro alfabeto bensì ad un concetto, quello appunto di “Nulla” o Ain. “Ain Sof Aur sono paragonabili a tre aspetti o veli della realtà divina. L’Ain (Nulla) è anche noto come “Orrore senza nome” e sottende a un annullamento: è Dio che si ritira in sé stesso, l’abisso, l’infinito prima dell’Essere, un insieme omogeneo che contiene tutto ciò che sarà. Il Nulla è uguale solo a se stesso: anche se elevato a potenza,lo zero resta sempre zero. L’Ain Sof Aur (Luce senza limiti o luce eterna) è ciò che procede dal Dio Creatore e che compenetra il Nulla, manifestandosi come Energie Divine Increate (Sefirot).


Dopo lo zero il primo numero è l’1. Si entra nel Regno della quantità, il passaggio dalla potenza all’atto; con il numero 1 si entra nel campo della creazione e dello sviluppo. Tale numero indica il reale in divenire. Geometricamente è raffigurato con il punto. Il centro del cerchio che, alchemicamente rappresenta l’Oro dei Filosofi. Infatti il punto non ha dimensioni, è uno, eterno, immutabile. L’1, in quanto Principio indica Inizio, Capo, Potenza Suprema che comincia a manifestarsi; anticamente il suo glifo era quello della testa di toro, simbolo della Potenza Divina fecondante. Secondo la tradizione cabalistica, Dio non ha né forma né nome, esso è puro Spirito e Verità, la cui contemplazione sarebbe impossibile a qualunque essere creato. Secondo tale dottrina, il Nome con cui Dio si manifesta nella creazione formale è l’Ineffabile “nome di quattro lettere” YOD-HE-VAU-HE, conosciuto anche come Ha-Shem (“Il Nome”) o Tetragrammaton. Ecco quindi comparire il nostro “Quaternario”, così caro anche a Pitagora, nella “Tetracktis”. Il valore Ghematrico del Tetragrammaton è 26. Bisogna ricordare anche che la Tradizione stabilisce che Dio è Uno e Trino, Potenza, Sapienza, Verità. Il Delta Pitagorico, la Tetracktys, simbolo della sorgente di vita nell’universo, è rappresentato dal triangolo luminoso, nella Tradizione Rosacrociana, Massonica e Cristiana. Dal punto di vista ghematrico 111 rappresenta proprio il Dio Uno e Trino, il 3 che genera. Nell’alfabeto ebraico all’Alef è associata la prima manifestazione delle qualità divine chiamata “Keter Elion”, la Corona Suprema ovvero la Volontà dell’Assoluto, espressione della Sua Onnipotenza e del Suo Regno in Eterno. Dal punto di vista tarologico, se lo zero corrisponde alla Lama del “Matto”, l’uno corrisponde alla Lama del Bagatto, dove la prima rappresenta la sana incoscienza e la seconda la volotà e la determinazione che devono essere proprie del Vero Cercatore.


All’unità segue la dualità. La Cabala e le successive tradizioni esoteriche sottolineano come il dualismo sia generato dall’estrinsecazione di un secondo termine di paragone che, opponendosi al primo, lo rende conoscibile a se stesso. Non vi è tradizione al mondo che non abbia dato grande rilevanza al Binario, quale dialettica necessaria per la Creazione e per il divenire naturale. Mentre l’unità è rappresentata da un punto senza alcune dimensioni o forma, con il binario si comincia a tracciare una prima manifestazione della forma: la linea retta. Con il 2 si entra nella forma e nello spazio; con questa cifra viene introdotto un termine di paragone, senza il quale tutto resterebbe indifferenziato nell’Uni-Totalità dell1. Senza il secondo termine l’unità resta una forza inespressa e quindi a-dinamica, situazione che invece cambia con l’inserimento di un secondo termine di paragone. Questo punto non è differente dal principio, bensì risulta essere identico nell’immagine ma opposto come polarità. Con il binario inizia dunque il movimento oscillatorio tra due poli opposti e complementari che è alla base della vita. Il 2 è l’Archetipo della Genesi dell’Universo, l’Idea della Creazione.


Il numero 3 rimanda al concetto di Attività Creatrice: rappresenta al tempo stesso il terzo elemento che si genera dall’attività di due enti opposti ma complementari (tesi e antitesi), il frutto di questa interazione si risolve nella sintesi. Nella Grande Opera Alchemica il Ternario è composto dagli elementi fondamentali: zolfo, sale , mercurio, dove la sintesi si raggiunge nella quintessenza (la perfezione dell’adepto). La Kabbalah rimanda a questo concetto indentificandolo nel plurale Elohim l’azione demiurgica divina. Il 3 indica il ternario equilibrante di due forze opposte ma complementari. In particolare i primi 3 numeri sono associati all’aspetto Trinitario di Dio Padre-Figlio-Spirito Santo o anche Dio Assoluto-Dio Padre-Dio Madre. Nella Geometria Sacra il numero 3 ha una caratterista speciale in quanto solo grazie al triangolo è possibile tracciare una figura. Tutte le altre, ridotte ai minimi termini, sono dei triangoli. Soltanto con il triangolo si entra nel campo della tridimensionalità o dello sviluppo in verticale. Per tale ragione il triangolo è sempre stato associato al Fuoco o allo Spirito, entrambi sinonimi di una forza dirompente che si sviluppa verso l’alto. Molte Tradizioni, a partire da quella egizia, cabalista, pitagorica associano al Triangolo una manifestazione divina.

Il numero 4, nel suo simbolismo è molto affascinante. In tutte le Tradizioni esoteriche di ogni tempo e luogo, si associava a questo numero la manifestazione nel mondo fisico ed alla materia. La Potenza Divina manifestandosi sul piano della forma lo organizza secondo una struttura quaternaria. Ecco che sia il tempo che lo spazio assumono una manifestazione ciclica secondo un andamento quaternario: i quattro punti cardinali, le 4 stagioni dell’anno collegate alle 4 stazioni principali del Sole (solstizi\equinozi), i 4 elementi (acqua, terra, aria, fuoco), le 4 fasi della vita umana (simboleggiate in modo sintetico dalla Sfinge tetramorfo). Le antiche leggende, sia in Oriente che in Occidente, parlano delle quattro età della civiltà umana (Oro, argento, ferro, bronzo), secondo la cosmogonia di Esiodo, conosciute anche nella tradizione gnostica come gli “Eoni”, o delle 4 potenze cosmiche (lavoro, guerra, ardore religioso e giustizia). Il numero 4 indica anche la rottura dell’equilibrio rappresentato dal numero 3, tipico di una realtà metafisica. Il mondo materiale è la manifestazione fenomenica, basata sul continuo alternarsi di un duplice antagonismo di 2 coppie di elementi: il mondo è il campo di battaglia di Angeli, Demoni e uomini. Geometricamente la figura corrispondente al 4 è il quadrato; esso indica il mondo nel suo divenire e nella sua manifestazione ciclica. Come il punto ed il cerchio rappresentano l’Essere Divino così il quadrato indica il Cosmo Creato.


Il 12 rappresenta la via iniziatica, alcuni sono stati provati da questo percorso ma, abbiamo lavorato con impegno dentro di noi per giungere al momento della trasformazione, ognuno sa cosa implica nella propria vita, dopo il 12 infatti viene il 13 numero della trasmutazione del l’Alchimista.

Tutte le prove vissute sottolineano la grande forza interiore che ciascuno di noi possiede per trasformarci in iniziati ancor più determinati a proseguire il cammino della conoscenza, a continuare l’introspezione e ad essere sempre più consapevoli della realtà che vogliamo realizzare nel nostro prossimo futuro.


Il 12 infatti rappresenta il dodicesimo livello iniziatico, questo numero è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro. Ben sappiamo che ogni numero è riconducibile ad un archetipo e che l’energia di questo è una energia insita nell’inconscio collettivo.


La dodicesima lettera dell’alfabeto ebraico è LAMED, ha valore 30. La lezione di LAMED è l’Amore, l’unico stato di coscienza che ci possa condurre a comprendere il fondamento stesso della Creazione, l’Amore inteso non come emozione psichica ma come forza impetuosa e libera, coraggiosa e potente che si slancia senza chiedere nulla in cambio, nutrita dalla vita stessa. Lamed si identifica con lo studio delle leggi dell’Universo ma per potervi accedere, ci viene chiesto di comprendere la prima legge, il primo di tutti i principi, quello dell’Amore, affinché sia l’Amore l’espressione diretta dell’Anima, il potere risvegliato della guarigione.


Inoltre il 12 è formato da un 1 che rappresenta il nuovo e i nuovi inizi con un potenziale di grande forza che viene dall’archetipo del Guerriero, il 2 invece ci porta la sensibilità e l’entusiasmo del Fanciullo. Queste energie ci possono aiutare se creiamo uno spazio di riposo e introspezione, una tappa intermedia dove rifocillarci e ritemprarci prima di iniziare un nuovo percorso, con nuove opportunità e scelte.


Viene considerato il più sacro tra i numeri, insieme al tre e al sette. Il dodici è in stretta relazione con il tre, poiché la sua riduzione equivale a questo numero (12 = 1 + 2 = 3) e poiché è dato dalla moltiplicazione di 3 per 4. Il Dodici indica la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti indica la conclusione di un ciclo compiuto. E’ simbolo del bene sopra tutto. La virtù non è solo pensiero ma anche azione. L’agire senza lucro e senza calcolo.

Il significato dato al 12 è molteplice e soprattutto nelle sacre scritture di tutte le religioni compare molte volte; esso è particolarmente Sacro e significativo per la Tradizione e dottrina Rosacrociana.


Un Frater della SIR+C


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Sole Invitto

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